I bambini sono gli adulti di domani, eppure sono così diversi da noi!
Questi cuccioli d’uomo si comportano in modi che per noi sono insensati e buffi, hanno delle esigenze lontanissime dalle nostre e, perciò, hanno bisogno di approcci diversi. Per alcune persone i bambini sono come alieni che parlano una lingua sconosciuta.
Per fortuna che per altre persone, invece, lavorare con i bambini è un sogno vero e proprio: l’infermiere pediatrico, per esempio. Studia e interpreta i comportamenti di questa strana razza aliena, e non potremmo farne a meno! Per diventare infermiere pediatrico avrai bisogno di:
- Calma ed empatia
- Laurea
- Capacità di comunicazione
Vediamo quindi oggi tutto su questo fantastico lavoro: mansioni, requisiti e quanto guadagna un infermiere pediatrico!
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Indice
Chi è e cosa fa l’infermiere pediatrico
Proprio come dice il suo nome, l’infermiere pediatrico è una figura professionale sanitaria equivalente all’infermiere, solo che si occupa soltanto di soggetti in età evolutiva. Parliamo quindi di assistenza pediatrica, in strutture pubbliche o private o anche a domicilio.
In pratica è il punto di riferimento dei più piccini e dei loro genitori: con i suoi sorrisi e le sue premure, infonderà in loro calma e li rassicurerà in ogni passaggio.
Si occuperà del suo piccolo paziente dall’accoglienza alla pianificazione assistenziale, dall’erogazione dei servizi all’insegnargli esercizi e terapie. Se vuoi conoscere più nello specifico le mansioni di un infermiere, clicca qui.
Caratteristiche peculiari dell’infermiere pediatrico
Ciò che contraddistingue l’infermiere pediatrico è l’attenzione che riserva, nella sua attività di assistenza pediatrica, a:
- All’età e allo sviluppo cognitivo del bambino. Personcine di 3 anni o di 9 sono totalmente diverse tra loro. Sono entrambi bambini, ma vedono il mondo -e gli ospedali- da prospettive distanti l’uno dall’altro. Per questo l’infermiere pediatrico si premura di adattare il suo modo di assisterli alla loro età e alla loro consapevolezza, anche a volte limitata da patologie e disturbi.
- All’esigenza del gioco. Per i bambini giocare non è solo un modo di divertirsi, ma è anche e soprattutto un mezzo di comunicazione. Tramite il gioco, infatti, si esprimono meglio che con le parole, ci inviano segnali e ci comunicano bisogni e desideri. Questo l’infermiere pediatrico lo sa bene, e infatti integra ogni sua azione, dal colloquio di valutazione alla somministrazione di qualche terapia, con giochi e attività. Sai quanti sorrisi che vedrai ogni giorno!
- Al contesto familiare. Quando ti prendi cura di un bambino, devi sempre pensare a lui come parte di una famiglia, e devi pertanto dare la stessa attenzione ai suoi genitori. Li terrai informati, li coinvolgerai, facendoli collaborare per esempio nel momento del pasto o di un esame. Avere un figlio che sta male è una sofferenza: ti impegnerai a sostenerli, rassicurarli e aiutarli a imparare come gestire la malattia anche una volta tornati a casa.
- A strategie a misura di bimbo. Immagina di dover dare un farmaco o fare un esame a un bambino: come fare per non spaventarlo? Per non farlo cadere in un pianto disperato? Imparerai ad attuare delle vere e proprie strategie per agevolarti il lavoro. Preparerai la terapia fuori dalla sua vista –occhio non vede, cuore non duole-, lo distrarrai con giochi e domande, lo farai sorridere e non si accorgerà di niente. Un super eroe contemporaneo!
- Al linguaggio non verbale. Come dicevamo prima, i bambini non sono come noi: non usano quasi mai le parole per comunicare, soprattutto i più piccini. Perciò tu sarai un mago del linguaggio del corpo, capirai quel che ti interessa dai loro occhietti furbi e dal modo in cui stanno seduti, leggerai i loro movimenti e le loro espressioni. Non avrà segreti per te neanche il bambino più timido e silenzioso!
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Quali sono i lati negativi di questo lavoro?
Purtroppo, fare l’infermiere pediatrico non ha solo lati positivi, anzi. Come per ogni altro professionista che lavora in ospedale come un OSS (operatore socio sanitario), potresti dover affrontare situazioni psicologicamente davvero difficili da sostenere.
Diventare infermiere pediatrico infatti vuol dire anche potersi ritrovare in reparti come terapia intensiva o oncologia, e personalmente non riesco a immaginare cosa possa voler dire sopportare tutto ciò che ne consegue. Dona certamente tantissima felicità aiutare in maniera concreta quei bambini, ma bisogna anche essere persone molto forti.
Come diventare infermiere pediatrico?
Per poter diventare infermiere pediatrico dovrai seguire il corso di laurea triennale corrispondente in laurea in Infermieristica Pediatrica. Così come per ostetricia, logopedia e tutte le altre professioni sanitarie esistenti, dovrai sostenere un test d’ammissione perché è un corso a numero chiuso, molto chiuso. All’Università di Genova ha 15 posti, a Roma 19 e a Torino 26, per esempio: vale a dire che devi prepararti veramente bene per poter entrare.
Niente paura, però! Leggi questo articolo e scalerai la graduatoria senza difficoltà! Come prepararsi al test di ammissione alle professioni sanitarie.
Una volta laureato, potrai decidere di continuare a studiare frequentando la laurea magistrale corrispondente o iniziare subito a lavorare dato che la triennale è abilitante.
Quanto guadagna un infermiere pediatrico? Stipendio
Diciamo all’incirca come quello di un infermiere “classico”. Un infermiere pediatrico percepisce infatti uno stipendio medio tra i 1300 e i 1500€ mensili, con picchi che toccano i 2000€ se sei un infermiere specializzato.
Certo, non è tantissimo, ma di sicuro sarai ben ricompensato ogni giorno da sorrisi e paroline dolci, da gesti che sciolgono il cuore e che solo un bambino è capace di fare. E magari chissà che un giorno l’Italia non si decida ad adeguare gli stipendi degli infermieri italiani a quelli del resto della comunità europea, che sarebbe anche ora!
Insomma? Credi di essere portato per assistere i più piccoli? L’importante, in questo lavoro, è saper ascoltare, e non solo con le orecchie. I bambini, lo sappiamo, comunicano principalmente tramite linguaggio non verbale e paraverbale, e tu devi trovare il mezzo giusto per poterli capire in tutti i modi.
Facci sapere nei commenti se ti è piaciuto questo articolo e se ti è stato utile: noi intanto, come sempre, te ne lasciamo un altro qui sotto: metti che parla proprio del sogno della tua vita e ancora non lo sai! Che fai, rimani con il dubbio?
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